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Orgoglio e passione

di Michele Impagnatiello

A cura di Italo Magno



Laura Morelli, professoressa d'inglese giunta ormai alla soglia della trentina, con alle spalle un mare insostenibile di rimpianti, un giorno incontra nel suo paesino tranquillo, Alberobello, un affascinante e ricco imprenditore, certo Renzo della Rovere.
Il giovane, proveniente da Parma, non appena nota Laura se ne innamora perdutamente, tanto che più volte dichiarerà di non poter vivere un solo istante lontano da lei. La passione d'amore prenderà entrambi e scaverà profondamente nel loro animo. Intorno a Renzo e Laura gireranno altri personaggi minori, presi anch'essi nel vortice della passione, che viene a purificarli da lontane e più dure esperienze, oppure lasciarli ancora in attesa del grande e risolutivo amore.
Ecco cos'è Orgoglio e passione, una storia d'amore e d'inconfessata voglia d'amare, che affranchi la vita dalle vicissitudini del passato, raccontata da Michele Impagnatiello e sinteticamente riferita, nell'introduzione, dalla penna della giovane Carmela Gabriele, della quale ricordiamo l'esordio narrativo in Juliette Monreau (Una donna ribelle al proprio destino).
A me spetta il compito di andare oltre la storia, esaminare l'intreccio narrativo, verificare il modo di raccontarla, gli spunti interessanti sul piano stilistico; cosa non facile soprattutto perché l'esame riguarda un lavoro di esordio di uno scrittore dilettante a cui fa piacere rivolgere parole di apprezzamento e d'incoraggiamento per un'attività che è sicuramente un intelligente modo di utilizzare il tempo libero, tenendo svegli la mente ed il cuore.
Innanzitutto, occorre dire che non ci si poteva aspettare di più da un "appassionato di letteratura" quale lui si definisce "che si è cimentato come scrittore autodidatta con la poesia e la narrativa".
La storia è piana, ha un avvio ed un termine lineari, inizia subito con una passione sincera e struggente, nata tra i due protagonisti, e si conclude nel modo più prevedibile: il matrimonio, con tutti i crismi di legge e religiosi.
"Chi ha qualcosa da dire, lo dica adesso, altrimenti taccia per sempre!"; e poi: "Vuoi tu Renzo Della Rovere, prendere come legittima sposa la qui presente Laura Morelli, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, amarla ed onorarla, fino alla fine dei tuoi giorni?". Sono le frasi emblematiche ed enfatiche delle scene finali del libro, ma rappresentano anche un climax senza apice e un dénouement senza nodi da sciogliere.
La storia, dunque, partendo senza grandi indecisioni, va avanti descrivendo e ridefinendo la grande passione che ha preso i due amanti e non viene neanche scalfita dai vari tentativi di approccio, che non mancheranno nel libro. Ciò, anche quando le vicende professionali dei due innamorati li costringeranno ad essere l'uno lontano dall'altra. Insomma, tutto finisce proprio come doveva finire. Il cane che morde l'uomo è la cosa più naturale che ci sia, ma noi spesso c'interessiamo molto di più all'uomo che morde il cane. Per quanto, negli ultimi tempi, sembra che sia l'uomo soprattutto a mordere di più, in amore come in tutte le altre vicende umane.
Un consiglio all'autore, a cui rivolgo tutta la mia simpatia per aver avuto il coraggio di mettere fuori di sé una storia che vuole essere, nelle intenzioni, edificante e punto di riferimento per i giovani. Nel prossimo lavoro riduca le aggettivazioni e lasci il giudizio sulle vicende al lettore. Piccoli tocchi possono bastare per consentire a chi sta leggendo di completare le immagini e sentirsi attivo e ben coinvolto nell'opera.
E qualche consiglio sull'ambiente. La descrizione dei luoghi ha innanzitutto un valore denotativo, cioè quello di definire lo sfondo in cui si svolge la storia e di dare alla vicenda un effetto di realtà e verosimiglianza. E fin qui nulla da eccepire sull'uso che ne fa l'autore.
L'ambiente, però, può assumere anche una funzione connotativa: ad esempio alcuni elementi della natura possono caricarsi di valori simbolici, fungendo da proiezione della situazione psicologica ed emozionale dei personaggi e divenendo interpreti dei loro sentimenti e dei loro stati d'animo. In tal modo, il mondo esterno ed il mondo interiore vengono messi strettamente in relazione attraverso un rapporto che può essere di corrispondenza o di contrasto. Qui forse si poteva osare di più.
Infine noto che, da pagina 95, Laura (di petrarchiana memoria) diventa molto meno poeticamente Lara, e vi rimane quasi fino alla fine. Questo nomignolo viene dato alla protagonista in maniera repentina ed immotivata, e sicuramente non può coinvolgere anche il narratore, per giunta esterno.
Tanti auguri all'autore.

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